Lo sport vs la seconda ondata di Covid-19: lo sfogo di chi ha fatto di un’attività “non essenziale”, il suo lavoro

MOLTEPLICI ATTIVITÀ, COME LO SPORT, SI SONO ADATTATE A LAVORARE IN SICUREZZA PER POI GUADAGNARSI LA CHIUSURA. LO SFOGO RIGUARDO LE ULTIME DECISIONI PRESE DAL GOVERNO IN MATERIA DI COVID-19.

Questo, più che un articolo, vuole essere uno sfogo, ma vi prego di concedermelo. Anche se un po’ me l’aspettavo, sono profondamente ferita dalle ultime decisioni prese dal governo in materia di COVID-19, soprattutto perché ritengo che siano molte le attività ad essersi adattate, ad essere in regola, a lavorare in sicurezza.

Ovviamente io sono d’accordo con la prevenzione, sono una persona responsabile, ho rinunciato a tante cose, ho rinunciato anche alle vacanze, quest’anno. Per quanto riguarda il lavoro, noi come categoria, siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire rispettando tutte le regole. Ci siamo inventati un nuovo modo di lavorare stando vicini ai nostri allievi con le lezioni on-line da casa, abbiamo riaperto dopo tre mesi nel rispetto e adeguandoci ai rigidi protocolli, con uno sforzo anche economico (ma non solo!) non indifferente per non rimanere indietro.

Siamo ripartiti fiduciosi, i visi contenti dei nostri allievi dopo le lezioni ci hanno ripagato di tutti gli sforzi fatti, ma ora mi sento un po’ presa in giro. Ho passato la vita a cercare di dare dignità ad una professione non riconosciuta da nessuno, ma ora mi sento parte di un popolo di invisibili e inutili.

LA RIAPERTURA DI SETTEMBRE

Contro ogni aspettativa, a Settembre eravamo ripartiti meglio del previsto, c’era fiducia ed entusiasmo nell’aria. La settimana scorsa avevo preparato un post pieno di positività, di gratitudine verso tutti coloro che avevano deciso di confermare ancora una volta la fiducia nei nostri confronti e verso quelle persone (sono tante e davvero non me lo sarei aspettata) che non ci conoscevano e ci hanno scelto. Poi i notiziari hanno cominciato ad infondere allarmismi e paure; è vero, i contagi cominciavano a rialzarsi e non dovevamo assolutamente abbassare la guardia, ma eravamo certi di aver fatto le cose per bene e che pensare alla nostra salute fosse ritenuta una cosa fondamentale.

Dopotutto, la salute e l’attività sportiva sono i migliori alleati per contrastare il virus ed un corpo sano e forte è meno incline ad ammalarsi e le palestre, come le piscine, sono luoghi dove potersi allenare in sicurezza. Eravamo consapevoli che sarebbe stato un anno difficoltoso, ma eravamo pronti a rimboccarci le maniche per questo lavoro che amiamo e che, nonostante sia ritenuto “attività non essenziale”, per me e per tutti coloro che lavorano in questo e in tutti i settori ritenuti tali, è quello che ci permette di mangiare. Non voglio parlare di politica, ma dopo il discorso del nostro Presidente del Consiglio, mi sento molto amareggiata e delusa.

Durante il primo lockdown, devo ammettere di aver stimato il Presidente Conte; si era trovato in una situazione impossibile, forse più grande di lui, ma mi sembra abbia cercato di fare del suo meglio.

Ma ora, mi dispiace dirlo, tutta la mia stima se ne è andata. Quando ha minacciato le palestre e le piscine di chiusura come se fossero dei centri di diffusione del contagio (senza nessuna evidenza), usando un tono paternalistico e un po’ supponente come fossimo bambini cattivi da sgridare, devo dire che mi sono sentita offesa ed indignata. La presa in giro più grande è stata poi che, nonostante non fosse stato trovato un solo centro fitness o piscina non a norma, sia stato deciso di chiudere noi e altre attività ritenute NON ESSENZIALI. Ma chiudere queste attività non significa solo perdere il piacere di andare a nuotare, ad allenarsi o a cena fuori; significa che tutte le persone che LAVORANO lì perderanno il loro lavoro. E penso che questo, il Presidente del Consiglio lo sappia molto bene.

LA SECONDA CHIUSURA

La nostra e la vostra disciplina e rispetto delle norme anti-Covid non é stata sufficiente a scongiurare la seconda chiusura; il nuovo DPCM ce lo impone fino al 24 novembre. Ma come… abbiamo affrontato sacrifici fisici, psicologici ed economici per potere riaddattare tutto, ed ora ci viene detto che dobbiamo chiudere?!?!?!?

Abbiamo fatto veramente l’impossibile:

  • diviso, smistato, smembrato, raddoppiato i corsi;
  • creato percorsi per entrare, uscire, sedersi;
  • acquistato adesivi, cartelli, banner, frecce, colonnine gel, termo-scanner, visiere, mascherine;
  • compilato ogni tipo di documento e certificazione.

Dopo queste “semplicissime” procedure, ci siamo trovati tutti in sala per la lezione, ognuno rigorosamente sul proprio bollino o dentro il proprio quadrato a distanza di sicurezza, ma non è bastato. Forse avrebbero potuto sfruttare l’estate per controllare che tutto fosse in regola come richiesto, invece la soluzione é stata chiudere.

No, non siamo arrabbiati, ma delusi e frustrati, questo sì. Sembra che il mondo dell’attività fisica, invece che parte della soluzione, sia diventato il problema. Ma l’attività fisica migliora il nostro umore rilasciando endorfine, ci permette di scaricare lo stress rendendoci probabilmente in grado di sopportare periodi cosi stressanti e pesanti. L’attività fisica ci rende più forti, rende il nostro sistema immunitario più forte ed è l’unico antidoto naturale alla depressione riconosciuto dalla scienza. Ma per questo ci vorrebbe un articolo a parte.

Ma non molleremo, e anche tu non fermarti, non abbandonare la cura del tuo corpo e della tua mente.                                                                                        

Ippocrate diceva:

“Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute”.

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