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La mia prima volta a Londra

Ebbene sì, non ero mai stata a Londra.

Ho dovuto aspettare fin quasi a 55 anni per farlo. Nel luglio del 1983 avevo in programma una vacanza studio con la professoressa di inglese ed alcuni compagni di liceo, ma mi ruppi un braccio e mi sfracellai un ginocchio e non partii.

Poi non ne ho più avuto l’occasione e ho preferito visitare altri luoghi, ma Londra è sempre rimasta nei miei pensieri. Ho sempre pensato a Londra come ad una splendida antica megalopoli, piena di contaminazioni culturali e dove lo sfarzo della monarchia è tangibile e ben presente, ma anche come ad una città alla moda e di tendenza, rigorosa ma emancipata, romantica e ricca di sfaccettature.

E così, approfittando delle vacanze di Carnevale di mia figlia Rebecca, abbiamo deciso di partire. E, che dire… sono sul treno che mi sta portando all’aeroporto per il ritorno ed ho già voglia di progettare il prossimo viaggio (coronavirus permettendo!!!).

PRIMO GIORNO: BUCKINGHAM PALACE E HYDE PARK

Siamo arrivati a Londra alle 8.20 ora locale e devo dire che la trafila per uscire dall’aeroporto è stata lunghina per via del controllo documenti. Prima impressione fuori dall’aeroporto?

Che tempo infame! Il famoso “grigio fumo di Londra” a cui è stato dedicato un vero e proprio colore, rappresenta davvero il cielo della città.

Ma come fanno i Londinesi a vivere con un clima simile?

L’appartamento che abbiamo preso in affitto per la nostra breve vacanza sarebbe stato pronto alle 14.00, così abbiamo lasciato la valigia e ci siamo avventurati per il primo “tour”.

Scopriamo subito che l’appartamento è, ahimè, in una zona non proprio bellissima, ma vicino alla linea della metropolitana Piccadilly.

Scesi nell’underground londinese, non appena ci siamo avvicinati al tabellone delle varie linee per capire la direzione da prendere, si è avvicinata un’addetta che ci ha chiesto dove volevamo andare e ci ha consigliato di scendere a Green Park.

Abbiamo fatto due passi a piedi e siamo arrivati a Buckingham Palace, la casa di sua Maestà. Eccola lì, davanti a noi che si erige in tutta la sua imponenza… mah, solo io mi immaginavo fosse più imponente?!?!?

Da Buckingham Palace abbiamo camminato fino ad Hyde Park, alla ricerca dello Speaker’s Corner, dove la domenica mattina tutti hanno la possibilità di dire ciò che passa loro per la mente. In Hyde Park è stato bellissimo vedere tantissimi uomini e donne che correvano, ma non capisco come facciano gli Inglesi a correre in maglietta e calzoncini estivi con questo tempo! Faceva freddissimo, giuro, c’era un vento gelido e tutti, dico tutti, correvano in tenuta estiva!

Appena usciti da Hyde Park ci siamo trovati ad un incrocio con Oxford Street ed ho subito adocchiato Top Shop e Primark, ma non c’è stato verso di entrarci perché figlia e marito non ne volevano sapere.

Speriamo domani! Davanti a noi c’era un Pret-a-Manger e ci siamo fiondati per bere qualcosa di caldo. Qui abbiamo incontrato la prima di una lunga serie di cameriere/i italiani, e questa di un paese quasi confinante con il nostro.

Per oggi, fine del giro. Dopo la levataccia alle tre di notte, eravamo distrutti. Capatina nel negozio di alimentari di specialità italiane per prendere latte e caffè, una pizza al ristorante italiano davanti a casa e puntata di Masterchef di ieri sera prima di nanna.

Ma… riusciremo a parlare in Inglese?

SECONDO GIORNO: DAL BOROUGH MARKET A PICADILLY CIRCUS CAMMINANDO LUNGO IL TAMIGI

Appena usciti di casa pioggia fine fine e vento forte ci fanno arrivare alla fermata della metropolitana fradici, ma poco importa: Londra non ti temiamo.

Prendiamo la metropolitana per London Bridge e, dopo un’occhiata ai grattacieli di vetro e acciaio, fra cui il famoso The Shard, ci immergiamo nel Borough Market, un food market di “quartiere” molto caratteristico e veramente enorme. Profumi e sapori incantevoli, un sacco di gente e un sacco di cucine di tutti i paesi.

Facciamo colazione in un locale turco che si chiama Arabica e mangiamo pancakes, uova, salsiccia, agnello, manzo e pane turco veramente squisiti.

Ovviamente il cameriere è italiano!

Dopo un giro per il mercato andiamo sul London Bridge, il famoso ponte londinese che vediamo in moltissimi film girati in questa città e che è il protagonista della canzoncina che tutti conosciamo (“London Bridge is falling down, falling down…”) e da qui ammiriamo il famoso Tower Bridge e cominciamo la nostra passeggiata lungo le rive del Tamigi.

Fa un freddo becco, ma noi non ci facciamo intimidire dal vento gelido, per fortuna non piove più.

La prima tappa è la Saint Paul Cathedral, poi percorriamo il Millenium Bridge, l’icona del XXI secolo, e ci troviamo alla Tate Modern Gallery. Dal Millenium Bridge c’è una vista splendida del Tower Bridge e di tutto il Tamigi e puoi ammirare lo skyline che mischia gli edifici antichi con i moderni grattacieli in vetro e acciaio della City finanziaria.

Da qui l’impatto è bello ma non posso non fare il paragone con la nuova Milano e, ahimè, Milano ne esce vincitrice. Proseguiamo la camminata lungo il Tamigi, e arriviamo al Gabriel Wharf, una piazzetta deliziosa con negozietti e barettini e, alla fine della passeggiata raggiungiamo il London Eye, la maestosa ed imponente ruota panoramica da cui vedi tutta Londra.

A questo punto lasciamo le rive del Tamigi e ci dirigiamo verso la Houses of Parliament, la sede delle due camere del Parlamento del Regno Unito e al suo fianco il Big Ben, la torre dell’orologio di Londra famosissima in tutto il mondo come simbolo della città (peccato fosse coperta da un’impalcatura per restauro) e l’Abbazia di Westminster.

Tutto bello, tutto trasuda storia, ma io me li immaginavo più imponenti, più maestosi; sarà per colpa di questo cielo plumbeo che rende tutto grigio e un po’ triste?

Proseguendo la nostra camminata arriviamo in Trafalgar Square, la piazza più famosa di Londra con la colonna dedicata all’ammiraglio Horatio Nelson con i quattro leoni alla base.

La piazza è molto bella e piena di gente; ci sono fontane, la chiesa di St Martin-in-the-Fields e la National Gallery. Qui decidiamo di fare merenda (che è costata come una cena!!!) e la cameriera di dov’è? Italiana, of course!

E da qui in poi una Londra che mai più dimenticherò: Covent Garden, Leicester e Piccadilly Circus. Gente, musica ovunque, energia a mille e atmosfera vibrante. Questo posto è una favola. Puoi camminare fra colori, negozi, gente che suona e canta ad ogni angolo. In Piccadilly Circus è bellissimo tuffarsi nel caos e con le sue insegne pubblicitarie al neon, è uno dei più vivaci punti di ritrovo di Londra, e secondo me anche uno dei più iconici.

Per finire il nostro giro (ma quanti chilometri abbiamo fatto oggi?) decidiamo di cenare a Soho e troviamo un locale dove mangiare soup e fish and chips; il locale si chiama Mediterranean Cafe’ ed è gestito da un tipo cipriota e il cibo è buono. Siamo riusciti a rientrare a casa in tempo per vedere Fiorentina-Milan e scoprire che la stavano guardando anche nel bar vicino a casa perché sono tutti italiani.

TERZO GIORNO: LITTLE VENICE E CAMDEN TOWN CON UN’ALTRA CAPATINA A COVENT GARDEN

Ci sarà un po’ di sole stamattina? Ma dove?

Ad accoglierci la solita pioggerellina e il solito vento gelido. Prendiamo la Bakerloo Line della metropolitana e scendiamo a Warwick Avenue.

Subito cerchiamo un posto per far colazione. Google ci ha consigliato il Caffè Laville, un posticino molto carino affacciato sul canale. Riesco a fare l’ordinazione in inglese, per scoprire subito dopo che la cameriera è… indovina? Italiana!

Colazione tipica inglese, buona, ricca e abbondante, direi tutt’altro che salutista: bistecca ai ferri, uova, spinaci e toast. Niente male, alla dieta penseremo al ritorno. Con lo stomaco bello pieno ci appropinquiamo per Little Venice.

Ho sentito pareri contrastanti su Little Venice: chi la descrive come una località romantica con le sue pittoresche house boat e chi la definisce una discarica a cielo aperto. Si tratta di una Londra calma, affacciata sui canali, con casine galleggianti e fronde che ombreggiano le rive. Noi l’abbiamo trovata carina, ma in effetti queste house boat quanto sono sporche? In realtà un po’ tutta la città mi da l’idea di essere sporca. Camminando e chiacchierando lungo il canale ci siamo un po’ persi e quando abbiamo deciso di tornare “in città” per un attimo non sapevamo più dove eravamo.

Ma dopo un caffè in un locale con le pareti completamente coperte di fiori finti, abbiamo preso la Northern Line della metropolitana per andare a Camden Town. Un quartiere bellissimo che, tempo e spiaggia a parte, mi ha ricordato la side-walk di Venice Beach in California.

Negozietti turistici, facciate e punk pittoreschi e un sacco di gente.

 

Dicono che Camden sia il quartiere più vivo e poliedrico della città. Abbiamo camminato fino al Camden Market e ci siamo persi in questi colori, odori e sapori assaggiando brownies vegani e churros fritti.

Nel cortile interno del Camden Market puoi trovare veramente tutti i cibi del mondo: i falafel di fianco alla piadina, il tè con gli scones di fianco agli hot dog, cucina thai e paella e negozi di ogni genere: parrucche, pelletteria, oggetti fatti a mano, maschere di carnevale e un’infinità di altre cose.

Per cena torniamo a Covent Garden e andiamo al White Lion, un bar/taverna tipicamente inglese dove c’erano solo clienti e camerieri inglesi (finally!) e abbiamo preso soup, calamari e cheese burger.

Abbiamo ripreso la “nostra” Piccadilly Line e ce ne siamo tornati a casina, così stanchi che alle dieci già dormivamo.

QUARTO GIORNO: BRITISH MUSEUM, NOTTING HILL E PORTOBELLO ROAD... PER FINIRE A OXFORD STREET.

Questa mattina, a dire il vero, eravamo un po’ stufi di questo tempo e, dopo una colazione a base di dolci da Pomme De Pain (vicino alla fermata della metropolitana Tottenham Court Road, sulla Central line), abbiamo deciso di rinchiuderci dentro il British Museum, il museo pubblico più antico al mondo.

Lo sapevi che tutti i musei pubblici di Londra sono gratuiti?

Fra cultura e storia abbiamo passato il resto della mattinata e del primo pomeriggio facendo un viaggio all’indietro nei secoli alla scoperta dei tesori più belli e antichi del mondo. Poi abbiamo preso la linea Piccadilly e siamo scesi a Notting Hill Gate. Per fortuna non pioveva più e passeggiare per queste vie con le casette eleganti dai colori pastello e i viali alberati è davvero bellissimo. Abbiamo percorso Portobello’s Road, una strada bellissima, colorata, viva e piena di casine colorate, negozietti e bancarelle che offrono di tutto, abbigliamento, ceramiche, musica, cibo, poster e souvenir.

Ci siamo presi un Thai take away davvero squisito e un american coffe da Starbucks. Finalmente ho convinto marito e figlia a tornare in Oxford Street e fare un giro da Top Shop e Primark. Abbiamo acquistato due felpe e una maglietta, ma devo dire che sono rimasta molto delusa. Sapevo che non si trattava di merce di qualità, ma non pensavo fosse così scadente. Comunque mi sono tolta lo sfizio.

Come ultima serata in città, volevamo per cena mangiare fish and chips, visto che io ancora non l’avevo fatto. Siamo entrati nel primo pub che abbiamo trovato in una traversa di Oxford Street. Come dice mio marito: “senza infamia, né lode”, avremmo dovuto scegliere meglio. Rientrati a casa, abbiamo preparato le valigie e, dopo aver letto un po’, ci siamo addormentati.

QUINTO E ULTIMO GIORNO: BREAKFAST AND... TRENO PER LUTON

Ultimo giorno: Londra, ti voglio rivedere. Abbiamo deciso di “ incamminarci” verso l’aeroporto intorno all’una. Così siamo andati in zona London St Pancrass International LL per fare colazione con calma e attendere l’orario per prendere il treno per Luton. La scelta del locale oggi è stata un po’ ardua e alla fine abbiamo deciso per un posto, che poi si è rivelato un postaccio, dove abbiamo preso un full breakfast per Becky e due Eggs Benedict per noi. La stazione di Pancrass è bellissima e abbiamo scoperto con piacere che i treni sono puntualissimi, spaccano il minuto. A Luton è iniziata l’attesa per il ritorno.

Per me l’ultimo giorno è sempre un po’ triste, non riesco a godermi le ultime ore e provo un misto di nostalgia di casa e voglia di rimanere ancora. Anche per te è così? Quando lascio un posto che mi è piaciuto, mi piace l’idea di poterci ritornare a breve e fare qualcosa che non sono riuscita a fare o rifare qualcosa che mi è piaciuto in particolar modo. Vorrei tornare e affittare una casetta in una zona più carina, andare a correre in Hyde Park, fare un tour a bordo di un comodo double decker, farmi immortalare mentre attraverso le strisce pedonali di Abbey Road, come i quattro Beatles sulla famosa copertina del disco e trovare le sterline con l’immagine dei Queen.

A presto, Londra: città multiculturale, cosmopolita, accogliente, sorprendente, che non si ferma mai, ritornerò presto. Dopotutto Samuel Johnson disse: “Who is tired of London is tired of life”.

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